OTTOBRE 2011 Cominciamo Laura, Marlene e io con “carte altrove ” , laboratorio della carta a mano rivolto ad adolescenti legati a situazioni problematiche famigliari e sociali, coinvolti volontariamente nell’esperienza creativa con fine didattico, ludico e conoscitivo. Partiamo dalla consapevolezza che attraverso l’esperienza laboratoriale si può tracciare un profilo psicologico e caratteriale di chi partecipa, intervenendo sulle capacità stesse della persona e di conoscerne le potenzialità creative e relazionali. Il laboratorio della carta di base è tecnicamente predisposto per essere messo in opera in aree geografiche diverse con adattamenti, evoluzioni tecniche e pedagogiche indispensabili. I partecipanti possono avere qualunque età, condizione fisica, mentale ed economica. L ’esperienza della produzione della carta a mano appartiene a tutti e accomuna le aree del mondo più differenti perché la carta è patrimonio di ogni angolo della terra, tanto quanto la creatività. La parte migliore dell’individuo viene messa in luce attraverso il proprio aspetto creativo, potenziale che pone le persone nella condizione migliore per esprimere il proprio pensiero, ed essere, la parte più vera di sé. Un ragazzo, a cui viene insegnato ad interpretare e ascoltare le sue necessità sarà in seguito un adulto migliore, perché “saper fare” aumenta la percezione delle proprie capacità e la fiducia in se stessi. La cartiera artigianale è generalmente molto semplice da impostare e non richiede attrezzature o macchinari costosi, almeno nella sua fase iniziale. Produrre carta da materie vegetali o dalla stessa carta riciclata risponde ad un processo meccanico semplice e intuitivo che racchiude gesti elementari legati al processo della trasformazione alchemica, materia che cambia forma, rimane la stessa nella struttura, ma si adatta
alle necessità della mano che la modella per produrre oggetti d’uso quotidiano. Il processo meccanico della formazione del foglio nasce dallo stato liquido e si trasforma in solido, provoca normalmente stupore agli occhi di chi osserva per la prima volta il meccanismo di realizzazione. Sorprende per la semplicità e per la totale linearità del gesto. Chiunque guarda e riflette, si rende conto di quanta “logica tecnica” si celi dietro ogni singolo foglio che ci transita tra le mani. Lo diamo per scontato, paghiamo con banconote, scriviamo appunti su quaderni, leggiamo libri. Fa parte della nostra quotidianità e non ci domandiamo l’origine di un prodotto che ci arriva finito. La carta, come la tessitura, la ceramica, la casa, gli utensili… sono stati inventati dall’uomo in quanto funzione strumentale per aiutare il corpo a sopravvivere nel mondo coprendosi, proteggendosi, evolvendosi, distribuendo il proprio pensiero per incontrarne altri, fortificandosi sempre di più attraverso il confronto. Cultura, quindi. Libri, statuti, dichiarazioni, moneta. C’è un lieve stupore negli occhi di chi partecipa al laboratorio e osserva la stesura del primo foglio; una leggerissima vibrazione di sorpresa si percepisce nel respiro trattenuto e rilasciato nel momento della visione della polpa liquida inizialmente sciolta in vasche d’acqua torbida, stesa poi su telai per essere asciugata in fogli. Il processo è svelato, la carta nasce così e così si fa da sempre. È parte del nostro patrimonio culturale. Quella vibrazione l’abbiamo sentita moltissime volte nei laboratori, ci appartiene. Non è un rumore vero e proprio, ma un respiro che tocca le corde vocali e le fa vibrare, piano, perché la carta produce silenzio. Fa parte dell’inizio del lavoro, e se non accade mi preoccupo e penso che il senso del gesto non è arrivato alla persona. Lo stupore si rinnova e il nostro lavoro continua ad avere senso.

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